Partendo dalle stime di crescita del Pil italiano, elaborate dal Fondo Monetario Internazionale, il Sistema Informativo Excelsior ha previsto che, fra il 2019 e il 2023, il fabbisogno complessivo di nuova occupazione (che risulta dalla sostituzione di lavoratori in uscita e dalla domanda aggiuntiva di lavoro) possa raggiungere i 2 milioni e 542mila unità, con un tasso medio annuo di crescita, nel periodo considerato, pari al 2,21%.

Il dato può essere disaggregato per competenze, filiere e settori e in questo modo emerge che:

  • la filiera dell’Ecosostenibilità rappresenta il principale bacino di nuova occupazione, con una quota sul totale pari al 18,9% e una media annua di nuovi posti di lavoro che sfiora la cifra di 100mila e che, nel periodo potrà creare 500mila nuovi posti;
  • la filiera della Salute e Benessere si colloca al secondo posto come potenziale occupazionale: si attendono oltre 320mila nuovi posti, pari al 12,7% del totale e una media annua di 65mila posti di lavoro;
  • il Digitale potrà contare su 214mila nuovi posti di lavoro in quattro anni, quasi 43mila ogni anno, tanto da andare a coprire l’8,4% sul totale della nuova occupazione,
  • il comparto Education e Cultura pesa per il 5,3% e potrà generare poco meno di 30mila nuovi posti all’anno, per un totale di 134mila nei quattro anni considerati,
  • Energia, Mobilità e logistica, Meccatronica e robotica, elementi centrali delle nuove traiettorie di innovazione, porterebbero insieme un aumento di occupazione dell’ordine di 160mila unità, coprendo oltre il 7% del totale di nuova occupazione espanolviagra.net.

Il Rapporto previsionale del Sistema Excelsior si sofferma, in particolare, sul boost guidato dal Digitale e afferma che:

  • la Digital Trasformation e l’Ecosostenibilità avranno un peso determinante nel caratterizzare i fabbisogni occupazionali dei diversi settori economici, arrivando a coinvolgere circa il 30% dei lavoratori di cui imprese e Pubblica Amministrazione avranno bisogno nei prossimi 5 anni;
  • imprese e PA ricercheranno tra 210.000 e 267.000 lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o connesse a “Industria 4.0”. Fra le figure professionali emergenti maggiormente richieste sul mercato ci saranno gli esperti nell’analisi dei dati, nella sicurezza informatica, nell’intelligenza artificiale e nell’analisi di mercato. Le nuove professioni emergenti in questo campo saranno quelle del Data Scientist, Big Data Analyst, Cloud Computing Expert, Cyber Security Expert, Business Intelligence Analyst, Social Media Marketing Manager, Artificial Intelligence Systems Engineer;
  • la ricerca di competenze digitali non sarà confinata alle aree funzionali “tecniche” (Information technology, Progettazione e Ricerca e sviluppo), ma sarà sempre più presente anche nelle altre aree: quella amministrativa, le risorse umane, i servizi generali e le funzioni di staff. Oramai a oltre 9 profili su 10 è associata la richiesta di competenze digitali.

Lo scenario proposto dal Sistema Informativo Excelsior può e deve essere calato all’interno del contesto sardo, al fine di misurare il potenziale contributo della regione a questa spinta occupazionale lungo i percorsi dell’innovazione digitale.

Su questo punto possono risultare un supporto di riflessione le indicazioni riportate nell’analisi sui fabbisogni formativi elaborata nell’ambito del progetto Enter Training e che ci consigliano di tenere nel debito conto alcuni aspetti strutturali della realtà economica e sociale della Sardegna. Nel rapporto, che raccoglie, fra l’altro, i risultati di una survey sulle imprese ICT sarde, si afferma che per meglio qualificare in prospettiva lo scenario della domanda di professionalità ICT in Sardegna, occorre:

  • tenere in giusta considerazione gli aspetti demografici – che indicano un rischio di invecchiamento della popolazione con effetti diretti sulla componente giovanile della popolazione e, di conseguenza, sull’offerta di lavoro qualificato – e gli aspetti del “prodotto” dei processi formativi, in generale, data la presenza oggettiva del fattore di selezione che riduce il potenziale di offerta e data anche la presenza del fenomeno dell’emigrazione che interessa le fasce giovanili della popolazione più istruita;
  • fare i conti con un sistema produttivo per certi versi ancora troppo sbilanciato su attività primarie, poco presente sul manifatturiero e con un terziario sottodimensionato rispetto ai servizi più innovativi, se confrontato con altre aree del Paese,
  • disinnescare tutti quei fattori che, da un lato, alimentano la diffusione del fenomeno dei NEET, dall’altro spingono i laureati sardi a scegliere strade di professionalizzazione fuori dai confini regionali; la riduzione del numero dei laureati in ambito scientifico getta un’ulteriore ombra sul quadro generale del capitale umano più qualificato disponibile;
  • cogliere gli elementi positivi esistenti che dimostrano una sorta di propensione “storica” del territorio a far nascere esperienze innovative di eccellenza e che hanno prodotto – e possono continuare a produrre – quell’effetto di “trascinamento” nel fare impresa e nel fare impresa nei settori innovativi come l’ICT;
  • partire dalla considerazione che la domanda di professionalità e lavoro nel settore ICT è alta, ma l’offerta sembra soffrire di una bassa “resa” nella macchina dedicata alla formazione di queste professionalità;
  • aumentare il grado di efficienza generale del sistema formativo e dell’istruzione, attivando un’azione di sinergia delle diverse aree di formazione del capitale umano e potenziando in generale tutti i diversi livelli, contando sulla presenza qualificata di poli universitari e della rete di soggetti attivi nella formazione professionale.

Occorre, in sostanza, smontare il paradosso che oggi fa coesistere un’alta domanda da parte delle imprese ICT con un’offerta insufficiente e “sfasata” rispetto alle esigenze del mercato e delle imprese.

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