Nel Report di contesto del progetto Enter Training, elaborato dal Censis come base di riferimento per l’analisi dei fabbisogni professionali dell’ICT in Sardegna, la sfida dell’ICT poggiava su alcuni dati importanti, e in particolare si segnalava che:
- la componente di innovazione nel tessuto imprenditoriale e occupazionale della Sardegna risultava abbastanza elevata. Nel 2017 gli addetti in Information Technology erano in proporzione maggiore nei confronti del Mezzogiorno (1,8% contro l’1,6%), ma inferiore al dato nazionale (3,3%); la proporzione di addetti in ricerca e sviluppo si collocava ad un livello intermedio (14,6 su 10.000) tra quelle registrate nell’intero Paese (17,5) e nel Mezzogiorno (11,7). La provincia di Cagliari era quella con tassi di diffusione significativamente superiori agli altri territori provinciali.
- La percentuale di imprese con più di 10 addetti che mostravano una propensione all’innovazione in Sardegna tra il 2004 e il 2012 è stata superiore a quella dell’intero Mezzogiorno solo nel 2008. Secondo Istat, in Sardegna, nel 2012, le imprese che hanno svolto attività di R&S in partenariato con realtà esterne sono state il 66,7% sul totale delle imprese attive nella Ricerca e Sviluppo.
- La diffusione di start up innovative in Sardegna è stata, nel complesso, inferiore alle medie nazionali e del Mezzogiorno. Solo nella provincia di Cagliari tale diffusione si presentava decisamente superiore rispetto ai valori nazionali e meridionali. La città di Cagliari nel 2015 è entrata a far parte delle “top ten” italiane per diffusione e creazione di start up innovative.
- Il tasso di imprenditorialità giovanile calcolato sul numero di giovani residenti in Sardegna risulta superiore alle medie nazionali e meridionali. Se invece si confronta la proporzione di imprese giovanili sul totale delle imprese la situazione si ribalta: infatti in Sardegna la percentuale di imprese giovanili sul totale è del 5,5% rispetto al 6,5% del Mezzogiorno e al 5,8% dell’intero paese.
Questi dati e queste analisi sono stati oggetto di un aggiornamento da parte del Censis, sulla scorta di nuove pubblicazioni che hanno permesso di attualizzare i contenuti e le indicazioni espanolcial.com.
In primo luogo, per quanto attiene alla consistenza di addetti e imprese attive nei processi di innovazione, i dati al 2018 (a differenza di quelli precedenti, disaggregati a livello provinciale secondo l’ultima riarticolazione territoriale che ha riguardato la Sardegna a partire dal 2016) riportano:
- la presenza in Sardegna di 7,3 imprese del settore Ricerca e Sviluppo ogni 10mila imprese attive; il dato più elevato è, giocoforza, riconducibile all’area metropolitana di Cagliari, con 19,6 imprese R&S, seguita dalla provincia di Sassari (5,1), dal Sud Sardegna (2,9) e da Nuoro (2,3). I dati isolani si collocano sotto il dato nazionale (10,4) e quello riferito all’intero Mezzogiorno (7,9);
- gli addetti nelle attività di ricerca e sviluppo in Sardegna sono 14,8 ogni 10mila addetti delle imprese attive, dato questo che sale a 36,2 per l’area cagliaritana, ma si ferma a 7,3 nel Sud Sardegna, a 6,6 addetti in provincia di Sassari, fino a scendere a 1 addetto ogni 10mila nel nuorese. Rispetto alle altre regioni meridionali (11,1) la Sardegna mostra una maggiore concentrazione di addetti, anche se, quando il confronto si estende all’intero territorio nazionale, il dato sardo risulta inferiore;
- nello specifico dell’Information Technology, il numero di imprese sarde è di 1,9 ogni 100 imprese attive, mentre nel Mezzogiorno il dato è di poco inferiore (1,8) e in Italia di poco superiore (2,3). Anche in questo caso le cosiddette economie di localizzazione favoriscono l’area di Cagliari (3,6), mentre nelle aree più periferiche risentono di una minore diffusione (Nuoro è all’1,1, così come il Sud Sardegna);
- sempre nell’IT, gli addetti del settore sono l’1,8% sul totale degli addetti delle imprese attive e, in coerenza con quanto detto per le imprese, si verifica una maggiore presenza nell’area di Cagliari (3,3), mentre tutte le altre provincie si collocano sotto il dato regionale e, ad eccezione di Oristano, sotto quello del Mezzogiorno (1,6).
Un altro aspetto posto in osservazione dalle analisi e dall’aggiornamento è dato dal numero di start up innovative in Sardegna. Se a gennaio 2018 si contavano 166 iniziative imprenditoriali, a ottobre 2019 il numero era sceso a 158, pari a 110 start up ogni 100mila imprese attive (116 a inizio 2018). Nel confronto con le altre aree del paese, la situazione sarda appare in controtendenza: nel Mezzogiorno il numero di strutture è cresciuto, nel periodo, di 500 unità, mentre in Italia è passato da 8.600 a 10mila 600.
Questo segnale, che potrebbe indicare un’attenuazione della spinta innovativa in Sardegna, era stato già anticipato nel corso delle riflessioni svolte, sempre nell’ambito del progetto Enter Training, con i responsabili dell’Università di Cagliari del Corso di laurea in Informatica, di CRS4, di Sardegna Ricerche, di Open Campus ai quali era stata sottoposta, come tracciato di ragionamento, una griglia di riferimento centrata sui principali risultati dell’analisi di contesto.
L’attenzione si era soffermata, in particolare, su elementi come:
- il rapporto fra la domanda e l’offerta di competenze ICT (disponibilità, “luoghi di produzione” delle competenze, modalità di apprendimento);
- le chance di sviluppo del settore ICT in Sardegna, con particolare riguardo al ruolo delle start up, delle grandi imprese presenti nel territorio, della storia originale che la Sardegna vanta in questo ambito economico;
- il disallineamento fra il potenziale positivo di crescita per le imprese ICT sarde e la presenza di ampie fasce di giovani che restano lontani dal mercato del lavoro, distanti dalle opportunità che il settore potrebbe loro garantire;
- l’importanza dei processi formativi – e dei relativi soggetti di offerta – nell’intercettare e colmare questa distanza e contribuire, nello stesso tempo, ad aumentare il grado di appeal che l’innovazione digitale può esercitare su giovani disimpegnati e spesso sfiduciati nella ricerca di un lavoro.
Rispetto a queste quattro aree di analisi, il confronto ha delineato una serie di opportunità e rischi collegati con la possibilità di sviluppare – o non sviluppare – l’impegno nei processi di innovazione.
In primo luogo, è stato messo in evidenza il rischio di spiazzamento che la domanda di lavoro di alcune grandi imprese può esercitare nei confronti di imprese di più piccola dimensione, forti le prime di una capacità contrattuale inevitabilmente maggiore in termini di proposte di remunerazione, continuità del rapporto di lavoro, appartenenza a un’organizzazione conosciuta e consolidata.
Un corollario di questo elemento è dato dalla presenza piuttosto ampia di laureati che scelgono di lasciare la Sardegna per cercare altrove lavoro e dalla necessità, di conseguenza, di avviare a livello regionale una serie di iniziative che rendano evidenti e attrattive le opportunità di lavoro e di crescita professionale nell’Isola e nelle imprese ICT.
Infine, è stato rilevato come le caratteristiche del settore ICT in Sardegna possano essere sfruttate in maniera opportuna soprattutto sul versante di una formazione diffusa e della proliferazione dei luoghi di produzione delle competenze ICT. Le relazioni fra domanda e offerta di prodotti e servizi ICT sono, infatti, alimentate da un fattore moltiplicatore che risiede nell’intensità e nella qualità delle relazioni all’interno di network informali e che coinvolge giovani imprenditori, fondatori di start up, specialisti e professionisti digitali. E’ all’interno di questo milieu culturale che diventa plausibile creare nuovi processi di apprendimento e innovazione per le imprese sarde dell’ICT, siano esse start up che strutture già consolidate.